Parent Coach*

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Falanica Greta

*legge 4/2013

*Certificazione riconosciuta dall'Associazione Italiana Coach

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Email: gretafalanica@gmail.com

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@copyright 2022

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Il linguaggio autentico dell’infanzia

Il potere dei bambini di ricordarci ciò che conta davvero

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C’è una forma di saggezza silenziosa e profonda nei bambini. Non nasce dall’esperienza né dallo studio, ma da un legame autentico con se stessi e con il mondo che li circonda.

 

Fin dalla nascita, ogni bambino porta con sé un “programma naturale” che guida i suoi primi passi nella vita. Si tratta di bisogni primari che vanno ben oltre il semplice dormire, mangiare o essere cambiati. 

 

Sono bisogni essenziali e universali: il bisogno di vicinanza, amore, sicurezza, libertà di esplorare, di giocare, di imparare.

 

Queste necessità rappresentano le fondamenta dello sviluppo emotivo, relazionale e cognitivo del bambino.

 

I più piccoli sono pienamente connessi al loro sentire. Non si mettono in dubbio, non fingono, non indossano maschere. Quando esprimono un bisogno, lo fanno con autenticità e chiarezza, senza filtri né condizionamenti sociali.

 

Non hanno ancora imparato a “farsi andare bene le cose”, a ignorare ciò che provano o a soffocare le emozioni per essere accettati.

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Il bisogno di connessione: una radice evolutiva 

 

Ma presto, questo piccolo essere così in sintonia con se stesso e con ciò di cui ha bisogno, viene immerso in un mondo organizzato secondo tempi, regole e aspettative ben lontane dai suoi ritmi naturali. 

 

Un mondo costruito dagli adulti e per gli adulti. 

Un mondo dove si deve essere bravi, puntuali, adeguati, produttivi. Ed è proprio qui che, spesso, nasce una tensione. 

 

Quando un bambino non “collabora”, quando si oppone o sembra sfidare le regole, la domanda più utile da porci non è: “cosa c’è che non va in lui?” 

 

Ma piuttosto: “cosa gli sto chiedendo?” 

E ancora: “quello che mi aspetto da lui è davvero in sintonia con i suoi bisogni di crescita, o è legato alle mie necessità, ai miei ritmi, ai miei desideri?”

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La differenza tra il “devo” e il “voglio”

 

I bambini vivono ancora immersi nel tempo del voglio.
Vogliono esplorare, vogliono muoversi, vogliono giocare. Vogliono stare con noi, sentire la nostra presenza, sapere di essere visti e amati.

 

Il loro comportamento parla di un mondo interno ancora puro, ancora libero da pressioni esterne.

 

Noi adulti, invece, siamo spesso immersi nel tempo del devo.
Devo lavorare. Devo sistemare casa. Devo rispettare le scadenze.

 

È naturale che questo scarto tra il nostro “fare” e il loro “essere” possa creare frizioni. Può farci sentire sopraffatte, nervose, inadeguate.

Ma proprio in quel momento, se riusciamo anche solo per un istante a fermarci e a chiederci: “Cosa sta cercando davvero mio figlio? Cosa mi sta comunicando con il suo comportamento?”, possiamo cambiare prospettiva.

 

Ricordarci che nostro figlio non è sbagliato, ma che semplicemente sta agendo in accordo con la sua natura, può fare una differenza enorme.
Non solo nel nostro modo di rispondere, ma nella qualità della relazione che costruiremo insieme a lui, giorno dopo giorno.

 

Con cura,

Greta